di Angelo Ginex, Avvocato e Dottore di ricerca in Diritto Tributario, Studio Legale Tributario Ginex & Partners
In ambito internazionale è sempre più centrale il tema della cosiddetta impact economy, la quale si propone di realizzare, mediante la trasformazione del capitalismo, delle imprese e dei modelli finanziari classici, un nuovo modo di fare impresa.
L’esigenza di procedere a tale cambiamento è stata fortemente acuita dalla crisi pandemica da covid-19, la quale – così come osservato anche dal segretario generale delle Nazioni Unite – ha posto in primo piano la necessità di una ricostruzione globale fondata su un modello economico e sociale maggiormente egualitario, inclusivo e sostenibile.
In tale contesto, i principali modelli ibridi di organizzazione societaria, in quanto posizionati a metà strada tra lo scopo puramente filantropico e quello essenzialmente commerciale, sono rappresentati dalle imprese sociali, dalle imprese innovative a vocazione sociale e dalle società benefit.
Ai sensi dell’art. 1 D.lgs. 112/2017, possono acquisire la qualifica di imprese sociali tutti quegli enti privati che esercitano in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti, e favorendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle loro attività.
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