Di Angelo Ginex, Dottorando di ricerca in Diritto Tributario e Avvocato, Ginex & Partners – Studio Legale Tributario
La zona portuale di Taranto ha ricevuto il riconoscimento ufficiale di Zona Franca Doganale (ZFD) non interclusa. Un’area di un milione e quarantacinque mila metri quadrati, fra i primi porti in Italia per traffico di merci e in posizione strategica rispetto alle rotte tra Oriente e Occidente.
In particolare il provvedimento delle Dogane istituisce una Zona Franca aperta non interclusa gestita dall’Autorità del Porto di Taranto. La richiesta era stata presentata nel giugno dello scorso anno al fine di identificare lo scalo pugliese sempre più come una piattaforma logistica cruciale degli scambi. Ma cosa prevede la Zona Franca?
Nel provvedimento si legge: “La gestione della Zona franca aperta non interclusa è attribuita all’Autorità portuale di Taranto secondo le modalità del regime del deposito doganale privato e le operazioni di introduzione della merce destinata alla zona franca saranno eseguite con la presentazione della dichiarazione di vincolo delle merci al regime del deposito doganale privato di tipo C”.
Ciò significa che le merci non comunitarie sono considerate come situate nell’area doganale e le merci comunitarie godono di benefici per l’esportazioni. In altre parole, vi è l’esenzione delle imposte doganali e dell’iva per le merci extracomunitarie che risultano all’interno della ZFD. Ma la vera novità arriva per le imprese manifatturiere.
Se decidessero di insediarsi nella Zona Franca godranno di: esenzione dall’imposta dei redditi, dall’imposta regionale sulle attività produttive e da altri oneri contributivi. L’obiettivo della Zona Franca infatti è aumentare il traffico merci dell’area da e verso l’Unione Europea, ma soprattutto permettere l’insediamento di nuove attività produttive e con esse un maggior incremento occupazionale e una crescita economica.
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