Di Angelo Ginex, Dottorando di ricerca in Diritto Tributario e Avvocato, Ginex & Partners Studio Legale Tributario
In tema di indagini finanziarie, l’Agenzia delle entrate deve provare, anche tramite presunzioni, che le movimentazioni bancarie riscontrate sui conti correnti intestati a soggetti terzi rispetto alla società verificata siano riferibili, seppure in parte, ad operazioni aziendali, onde poter recuperare a tassazione la maggiore materia imponibile accertata. È questo il principio di diritto che emerge dall’ordinanza n. 9212 del 13.04.2018 della Corte di Cassazione.
La controversia sottoposta al vaglio dei giudici di Piazza Cavour prende le mosse da un ricorso proposto dalla contribuente, una società a responsabilità limitata operante nel settore tessile, avverso un avviso di accertamento emanato dall’Agenzia delle entrate a seguito di indagini finanziarie.
L’Amministrazione finanziaria, sulla scorta dei dati rinvenienti dai conti correnti personali dell’amministratore della società verificata e, addirittura, di sua figlia, evidenziava l’esistenza di movimentazioni bancarie sospette, poiché non adeguatamente motivate. Essa procedeva pertanto al recupero a tassazione del maggior imponibile rilevato, emanando il relativo avviso di accertamento.
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