Di Angelo Ginex, Avvocato e Ph.D. in Diritto Tributario, Studio Legale Tributario Ginex & Partners
In materia di reati tributari, la sequestrabilità dei conti correnti bancari, che risultino gravati da pegno, dipende dalla natura regolare o irregolare di quest’ultimo, la quale deve essere vagliata dal giudice facendo riferimento al contratto concluso fra il presunto evasore e l’istituto di credito. È questo l’interessante principio sancito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 16763 del 17.04.2019.
La vicenda trae origine dalla pronuncia di rigetto dell’appello proposto da un istituto di credito avverso l’ordinanza con cui il gip aveva negato la richiesta di revoca del sequestro preventivo di tre conti correnti, di un certificato di deposito e di alcune obbligazioni di un soggetto indagato per i reati di cui agli articoli 2 e 8 D.Lgs. 74/2000.
Detto ultimo provvedimento era, dunque, oggetto di ricorso per cassazione per plurimi profili di illegittimità tra i quali figurava, ai fini che qui rilevano, la violazione degli articoli 321 e 322-ter c.p.p., in relazione all’articolo 1851 cod. civ.
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